Handscharr : esto que sigue no requietre traducción:y lo interesante es la narrativa de un testigo ocular...
IL CAPITANO SKORZENJ IN AZIONE
Skorzenj è sbalordito. Il Generale Student si reca al Quartier Generale di Hitler. Espone i risultati delle sue ricerche. Hitler ritira l'ordine di attacco contro l'isolotto. Il piano per rapire Mussolini è già tracciato nei suoi capi fondamentali. Le SS della Corsica appoggieranno i cinquanta uomini di Skorzeni. Si attaccherà all'alba. Servirà allo scopo una flottiglia di dragamine e di vedette rapide. Le batterie contraeree tedesche delle opposte coste della Corsica e della Sardegna copriranno, in caso di bisogno la ritirata.
Hitler è esplicito. Approva il piano, ma raccomanda al suo uomo di agire con energia e decisione. Se al momento dell'impresa gli Italiani saranno ancora alleati del Reich e Skorzenj dovesse fallire,Hitler potrebbe trovarsi nella necessità di sconfessarlo dinnanzi all'opinione pubblica mondiale.
Tornato a Roma si prepara all'attacco. Alla vigilia del giorno X una flottoglia do vedette rapide giungera in vista a La Maddalena. I dragamine intanto imbarcheranno il Corsica le SS e si ancoreranno davanti alla diga di Palau. Nelle prime ore del giorno X le flottiglie si metteranno in moto. Dai dragamine sbarcheranno le SS. Con il grosso delle truppe Skorzenj si dirigera verso la Villa Webber. Se possibile si cercherà di non sparare neppure un colpo, durante il percorso. Saranno tagliate le comunicazioni telefoniche. Le SS si impadroniranno delle batterie che dominano l'uscita del porto. Skorzenj agirà per neutralizzare i cinquanta uomini della guarnigione. Liberato Mussolini si imbarcherà con lui su una vedetta rapida. Tutto dovrebbe andare bene. Skorzenj si preoccupa solo per duecento cadetti italiani che sono accampati sotto la Villa Webber e che potrebbero intervenire contro i suoi uomini. Lungo la riva, poco più in la della villa, sono ammarati due idrovolanti italiani ed un idrovolante ambulanza. Due sezioni d'assalto dovranno rendere inutilizzabili questi apparecchi. Un reparto proteggerà l'azione dall'eventuale intervento dei cadetti.
Alla vigilia del giorno X le vedette salpano da Anzio e raggiungono La Maddalena. truppe della Corsica stanno per imbarcarsi. Skorzenj decide però di compiere un ultimo sopralluogo. Si reca nei pressi della Villa Webber con un compagno. Entrambi sono vestiti da marinai tedeschi e portano una grande cesta piena di biancheria sporca. Nessuno così bada a loro. Per caso si imbattono poi in un carabiniere italiano.
Il solito inganno. Si sa che una chiacchera tira l'altra. questo finto marinaio tedesco (il compagno di Skorzenj che parla bene italiano) sembra assai informato delle cose dell'isola. Ma il carabiniere è guardingo, quasi sospettasse. Poi a poco a poco il discorso va sul tema di cui tutti parlano a La Maddalena: l'illustre prigioniero della Villa Webber. Il tedesco asserisce che è morto. Il Carabiniere è un meridionale impulsivo. Replica che non è così, perchè proprio lui ha scortato il duce, la mattina fino alla riva, fino all'imbarco sull'idrovolante della Croce Rossa. Sembra certo di quel che dice. Ogni progetto è così sconvolto. E' evidente che il servizio segreto italiano deve aver subdorato qualche cosa e si è affrettato ad adottare tempestive contro misure. Apparentemente a La Maddalena tutto è rimasto com'era prima, per non destare sospetti. I Carabinieri della guarnigione occupano ancora la Villa Webber, ad esempio. Ma ora Skorzenj si spiega lo strano atteggiamento di alcuni di quei militi, che stavano tranquillamente sdraiati nei pressi del corpo di guardia. E' l'idrovolante della Croce Rossa è scomparso.
Nom resta che impartire i necessari contro ordini. Si fa aapena in tempo a fermare le truppe della Corsica che stanno per prendere posto sul Dragamine.
Skorzenj e i suoi uomini si trovano ora al punto di partenza. Tutto da rifare.
Il Capitano torna a Roma e ricomincia il suo paziente lavoro. il tempo preme. Ma questa volta sa che non potrà sbagliare.
IL DONO DI HITLER
Empre in data 19 agosto Mussolini scrive sul Diario: "Stamane è tornato da Roma l'Ammiraglio Brivonesi che ha interrotto il mio isolamento, poichè mi ha portato una lettera di mia moglie in data 13 agosto". Ma sappiamo anche che l'Amm. Brivonesi recò al prigioniero, in occasione del suo 61° compleanno, il dono di Hitler: Le opere di Nietzsche in 24 volumi con dedica dello stesso Hitler.
La cronaca della stessa giornata registra anche il fermo di due militi della Milmart che, intodottisi nel recinto della Villa, si informavano con troppa curiosità, del numero degli uomini di guardia.
I giorni successivi Mussolini li trascorre con minore tristezza: molte ore dedicate a "notazioni di carattere folosofico-letterario politico"; lettura delle opere di Nietzsche, partite a carte col Maresciallo, colloqui quasi quotidiani con lìIspett. Polito e l'Amm. Brivonesi. Le condizioni di salute sono stazionarie, con le solite crisi dolorifiche, caratteristiche degli ammalati di ulcera. Sempre dal suo Diario "Il bastone e la carota" traschiviamo: "Le giornate caldissime trascorrono monotone senza alcuna notizia dal mondo esterno. Solo verso il 20 agosto fu concesso al prigioniero (Mussolini scriveva in terza persona N.D.A.) di ricevere dall' ufficio del Comando il bollettino di guerra. la relegazione era quasi assoluta ma no sembrava ancora sufficiente al Generale Basso...."
Il 24 agosto Mussolini scriveva: "Il 24 agosto sono compiuti otto anni da quando si recarono in Africa (allude ai figli N.D.A) Il maresciallo Badoglio li lodò e li promosse. Erano gli anni 35-36, gli "anni del sole", della storia d'Italia e del Regime. Vale la pena di averli vissuti, anche se oggi siamo circondati da polvere e da macerie ed anche se oggi tutte le autorità di Roma non sono in grado di darmi notizie di mio figlio e di mio nipote".
Un altra sorpresa dopo il dono di Hitler, fu una sera dopo le 20, l'apparizione improvvisa di un'apparecchio tedesco, proveniente dalla Corsica, il quale volò bassissimo sulla casa,forse a cinquanta metri tantochè Mussolini potè vedere il volto del pilota e fargli un cenno di saluto.
Il 25 agosto Mussolini scrive: "Oggi è un mese che sono prigioniero, 18 giorni che mi ritrovo a La Maddalena. Il mio sperito è distaccato da tutto e sereno".
IL RINGRAZIAMENTO DI MUSSOLINI
Per doverosa fedeltà alla storia debbo soggiungere che dal "primo biglietto" i miei rapporti con Mussolini furono quotidiani, tramite ben inteso la pedoli. Erano quasi sempre richieste sulle vicende politiche ed eventi bellici che completavano quelle inviate per iscritto nella mia prima relazione. Pertanto i ripetuti accenni del prigioniero nel suo diario alla mancanza di notizie, penso debbano attribuirsi ad una ragion voluta, nel senso di allontanare ogni dubbio sull'isolamento, nel caso di lettura del Diario stesso da parte dei responsabili dei servizi di guardia. Non va dimenticato che si era in piena guerra e che sul regime mussolioniano, frantumato, si faceva a gara a gettare del fango. Un qualsiasi aiuto a Mussolini in tali condizioni poteva significare la fucilazione od una condanna gravissima. E tutto questo non poteva sfuggire a Mussolini, che dopo i primi "biglietti" si serviva per maggiore sicurezza delle richieste verbali. Parimenti profonda preoccupazione era nel mio animo, ben conscio dei pericoli cui andavo incontro, tantochè gia dopo pochi minuti dal ricevimento dei "biglietti" mi preoccupavo di nasconderli i posto ben sicuro. E... ringazio il Signore che mi è andata bene!
Mussolini ha voluto ricordare la mia "umanità" chiudendo l'ultimo paragrafo (43) del suo diario con queste parole:
Alla vigilia di lasciare La Maddalena per ignota destinazione, il mio pensiero va con riconoscienza a tre modeste persone che hanno reso meno pesante la mia prigionia: il DOTT.CHIRICO, la brava Maria e la buona Marianna".
La sera del 26 il Ten Faiola che aveva sostituito il Col. Meoli annunziò al prigioniero: "Domattino si parte" e l'indomani, 27 agosto alle ore 6 ebbe termine la prigionia di Mussolini a La Maddalena. Fù un'idrovolante bianco della Croce Rossa, che aveva stazionato in tutto questo periodo nella rada prospiciente Villa Webber, che condusse il prigioniero sul lago di Bracciano a Villa di Valle dove Mussolini proseguì per il Gran Sasso.